L’IMPORTANZA DELLA VISITA DI IDONEITA’ AGONISTICA

L’IMPORTANZA DELLA VISITA DI IDONEITA’ AGONISTICA

Settembre e ottobre sono tipicamente i mesi in cui iniziano la maggior parte dei campionati sportivi e, di conseguenza, si rinnova uno dei più classici appuntamenti di un atleta agonista: quello con la visita di idoneità. Spesso vista come una formalità, una scocciatura, una noiosa imposizione da assolvere nel più breve tempo possibile. E’ però giustificato considerarla così? Che cos’è veramente la visita di idoneità agonistica?

 

 

 

 

 

 

 

 

L´ istituzione della visita di idoneita´ nasce dal D.M. 18/2/82, il quale impone che chiunque pratichi un’attività sportiva agonistica debba sottoporsi a visita da parte di un medico specialista in Medicina dello Sport, che ne certifichi l’assenza di controindicazioni a praticare la suddetta attività. Tale visita deve obbligatoriamente includere anamnesi, esame obiettivo, elettrocardiogramma (ECG) a riposo, ECG dopo step test (o prova da sforzo massimale per atleti di età pari o superiore ai 35 anni), spirometria ed esame delle urine completo. Obiettivo della visita e´quello di rilevare eventuali condizioni, patologiche o anche solo costituzionali, che potrebbero esporre a rischi l’atleta durante la pratica sportiva. Attualmente si evidenzia come le condizioni che portano alla richiesta di esami aggiuntivi, così come anche alla formulazione di giudizi di NON idoneità, riguardano per la stragrande maggioranza (fino all’80% dei casi) l´apparato cardiovascolare; pertanto si può ragionevolmente affermare che il ruolo più importante della visita di idoneità agonistica è quello di rappresentare uno screening cardiaco, che gli agonisti effettuano a cadenza almeno annuale ed e´ a costi ragionevoli (il costo presso strutture private si aggira intorno ai 40 euro per atleti di eta´ inferiore ai 35 anni). La domanda che tipicamente gli sportivi e i non addetti ai lavori si pongono e´: ha senso sottoporre a queste visite dei soggetti giovani, apparentemente in ottima salute e che non presentano sintomi o disturbi? Il motivo per cui si effettuano questi controlli e´che esistono patologie o condizioni cardiache, spesso sottili o nascoste, che potrebbero però causare problemi seri se non riconosciute e diagnosticate in tempo, o addirittura portare a morte improvvisa durante attività fisica. L’
improvviso decesso di un giovane atleta, fino a quel momento in salute, e´ un evento devastante, anche dal punto di vista dell´impatto mediatico ed emotivo sulla popolazione generale (basti ricordare i casi del calciatore Morosini o del pallavolista Vigor Bovolenta). Le cause di simili avvenimenti sono nella maggioranza dei casi patologie congenite, come la cardiomiopatia ipertrofica, la displasia aritmogena del ventricolo destro, le anomalie congenite delle arterie coronarie e altre cause più rare; per quanto riguarda invece gli atleti di età superiore ai 35 anni, la prima causa di morte improvvisa diventa invece una causa acquisita come è la cardiopatia ischemica. Le visite di idoneita´ agonistica sono in grado di prevenire efficacemente eventi del genere? Nella stragrande maggioranza dei casi la risposta e´ SI e vi sono evidenze scientifiche al riguardo, come ad esempio un famoso studio del Prof. Corrado che ha dimostrato come nella regione Veneto, nei primi 20 anni di applicazione della legge sull’idoneità sportiva, il tasso di morte improvvisa negli sportivi era calato in maniera drastica, mentre era rimasto invariato nei sedentari non sottoposti a screening; va riconosciuto che l’Italia è un paese decisamente all’avanguardia per quanto riguarda la tutela sanitaria delle attività sportive, lo dimostrano anche i casi di calciatori professionisti (Kanu, Fadiga) che giocarono senza problemi all’estero, e le cui anomalie cardiache vennero rilevate solo al momento del tesseramento con squadre italiane.
Tuttavia purtroppo va notato come spesso manca nell’atleta agonista una sorta di “cultura” della prevenzione e la visita viene vista come una sorta di pro-forma al quale si è condannati a sottoporsi e dalla quale, spesso, nascono situazioni conflittuali nel caso di non immediato rilascio dell’idoneità o di richieste di esami aggiuntivi. Si pensa correntemente che si sta andando a “fare il certificato”, spesso all’ultimo momento prima di una partita o di una competizione da svolgere, e non si ha invece l’idea e l’intenzione di andare a sottoporsi ad una visita medica, che deve essere effettuata in maniera seria e di qualità. L’idoneità agonistica dovrebbe invece essere considerata come un’opportunità importante, che è appunto quella di sottoporsi, ad un prezzo contenuto, ad un controllo cardiologico importante che può escludere problemi potenzialmente anche devastanti. Sembra utile, a questo punto, sfatare alcuni miti, diffusi tra i giocatori ma purtroppo errati:
1) “Mi sono sempre allenato e ad alta intensità, non ho mai avuto disturbi, non posso avere problemi al cuore” FALSO Esistono purtroppo patologie “silenti”, che non danno sintomi, ma la cui prima manifestazione può essere la morte improvvisa da sport, come è purtroppo avvenuto anche in calciatori professionisti che erano quindi abituati ad allenarsi da anni ai massimi livelli
2) “Ho sempre fatto numerose visite e sono sempre risultato idoneo, non posso avere problemi cardiaci” FALSO Alcune alterazioni possono apparire con il tempo o in maniera lenta o progressiva, anche in persone le cui visite precedenti erano risultate perfettamente normali. Non si deve pertanto dare per scontato che una visita risulterà normale o considerarla un pro-forma sulla base del fatto che lo sono state le precedenti
3) “Il medico sportivo non mi ha rilasciato il certificato di idoneità e mi ha ordinato di eseguire alcuni esami. Mi sto preoccupando perché significa che ho una patologia cardiaca” FALSO L’ECG è un esame con alta sensibilità ma relativamente bassa specificità, non esistono solo casi perfettamente normali o totalmente patologici, ma esistono bensì un’infinità di situazioni intermedie nelle quali il medico sportivo deve obbligatoriamente richiedere esami aggiuntivi proprio per escludere la reale presenza di patologie, nel rispetto delle linee guida vigenti e nell’interesse della salute dell’atleta.
Abbiamo quindi visto come la visita medico-sportiva rappresenti un insostituibile mezzo di prevenzione. Tuttavia, per concludere, ci sembra opportuno ricordare che un’importante variabile che va ad influire sull’utilità della visita sia la qualità con cui essa stessa viene effettuata. Una visita che dura 5-10 minuti, per forza di cose, NON è una visita ben eseguita. Una visita dove non si prende accuratamente nota di eventuali antecedenti familiari, patologie pregresse o sintomatologia di possibile pertinenza cardiovascolare, NON è una visita ben eseguita. Raccomandiamo pertanto nel proprio interesse di approfittare dell’opportunità offertaci dalla visita medico-sportiva, e di sottoporcisi con l’atteggiamento serio di chi si sottopone ad esami nell’esclusivo interesse della prevenzione e della tutela della salute.

Dott. Gianlorenzo Daniele
Specialista in Medicina dello Sport