Intervista a Francesco Gabbanelli (Somipress): Dopo Cervia, volavamo troppo alti

“SENZA SALETTI E’ DURA E IL GIRONE BRASILE E’ DI UN LIVELLO MAI VISTO”

 

Francesco, partenza in campionato non proprio brillante, una sola vittoria, tra l’altro con il fanalino di coda. Che succede?

Succede che stiamo pagando l’esperienza di Cervia. Bellissima esperienza che però ci ha dato troppa convinzione in noi stessi. Insomma volavamo troppo alti ed in questo inizio di stagione abbiamo preso qualche bastonata. Inoltre paghiamo diversi infortuni su tutti quello di Francesco Saletti che lo scorso anno è stato il nostro cannoniere. La squadra si sta adattando a questa mancanza e stiamo cercando di reagire facendo più gruppo con diversi giocatori che sono costretti a giocare anche fuori ruolo per sopperire alle mancanze. Comunque siamo ancora in corsa nella Coppa di Lega, siamo nelle nove squadre rimaste ed in campionato possiamo recuperare. Siamo solo all’inizio della stagione

 

Ritieni che il livello del girone Brasile sia aumentato?

Assolutamente si. In dieci anni e più mai visto un livello così alto con squadre titolate, semifinaliste playoff, ecc. Insomma un vero e proprio girone di ferro. E’ vero che vanno ai playoff in ben sei squadre, però è un girone durissimo

 

Rispetto allo scorso anno avete fatto qualche innesto? Vedevo ad esempio Jonathan Sabbatini

No, siamo sempre gli stessi. Jonathan era iscritto anche l’anno scorso ma non era mai venuto. Quest’anno con l’assenza di Saletti, è “costretto” a venire. A dicembre sapremo se Saletti dovrà operarsi o meno alla caviglia. In caso affermativo lo perderemo per tutta la stagione. A quel punto ci metteremo intorno ad un tavolo e potremmo decidere di tesserare qualcun altro. Al momento, con tutta la squadra abbiamo deciso di aspettarlo perché è troppo importante per noi

 

Vorrei tornare all’esperienza delle finali nazionali di Cervia. Che ci racconti?

E’ stata come dicevo un’esperienza bellissima, ma soprattutto un’esperienza da fare “obbligatoriamente”. Se non fossimo riusciti ad andare ci saremmo persi qualcosa di grosso. Il fatto che stai tutti insieme, come fosse un ritiro, ti senti quasi un “professionista”. Poi l’organizzazione è splendida. Per organizzare una manifestazione del genere, ce ne vuole. Un’esperienza che se dovesse ricapitare l’occasione, non avrei dubbi a rifare

 

Marco Ghergo

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